"Boati e Traforo"

Scrivo di seguito alcune considerazioni in merito ai boati avvertiti in Fadalto e a Nove e all’eventuale realizzazione della galleria del “Traforo di Sant’Augusta”.
Secondo gli ultimi risultati forniti dagli esperti di Trieste, grazie all’installazione di una rete temporanea di sismografi nella zona del Fadalto, sta sempre più prendendo piede l’ipotesi che i boati siano conseguenza di episodi di micro sismicità che sta caratterizzando, con diversi terremoti di magnitudo piccolissima, superficiali, tutta l’area carsica. Questo fatto potrebbe aumentare, quindi, il rischio di crolli e frane nella zona interessata.
Per questi motivi ritengo che sarebbe da riconsiderare seriamente il progetto di “bucare” il colle di Sant’Augusta con una galleria di circa 1500metri. Leggendo la relazione tecnica al progetto, si scoprono infatti due cose, secondo me, da mettere in evidenza:

1) dal punto di vista geomeccanico il comportamento degli ammassi rocciosi al contorno della galleria presenta, per il 50% del totale, delle condizioni scadenti (classe IV) e molto scadenti (classe V), che secondo la metodologia RMR system sono le due classi peggiori, in una scala che va dalla classe I alla classe V. Il restante 50% rientra in classe III (condizioni discrete).

2) per le operazioni di scavo è  previsto l’abbattimento della roccia utilizzando anche esplosivo; (parlando con un ingegnere dell’ENEL, questo mi ha detto che a causa della presenza del canale, che secondo il progetto la galleria intersecherà in un paio di punti, è da evitare assolutamente l’uso di esplosivi,  e che sarebbe da scavare con “usando il cucchiaino”).

Se alle considerazioni sopra, che già di per sé ponevano dei grossi interrogativi sulla sicurezza della costruzione della galleria, si aggiunge la situazione attuale con i boati, e le possibili frane, credo che sarebbe saggio ripensare definitivamente la costruzione di una galleria del genere e valutare alternative più valide e meno pericolose per risolvere i problemi di viabilità.

Chiudo con un’ultima considerazione:


-visto che la tematica del rischio terremoto è tornata di attualità
- visto che Vittorio Veneto è, secondo l’ultima mappa di pericolosità sismica, una delle zone più a rischio di Italia (http://zonesismiche.mi.ingv.it/documenti/mappa_opcm3519.pdf
-visto che almeno i 2/3 delle case della città sarebbero inagibili o crollerebbero nel caso di un evento catastrofico (come è successo a L’Aquila)
-vista la nuova politica di prevenzione delle calamità naturali, come conseguenza della recente alluvione

ritengo che non sia più il caso di spendere decine e decine di milioni di euro per nuove infrastrutture (spesso molto discutibili) ma di utilizzarli per mettere in sicurezza tutte le zone a rischio del nostro paese. Nel caso della nostra città, propongo di utilizzare i soldi del traforo (sempre che esistano) per mettere in sicurezza le case a rischio terremoto a Vittorio Veneto. Mi pongo, infatti , questo interrogativo: supponiamo che il traforo venga realizzato, e che nel futuro (e non è detto sia tanto in là, visto che i precedenti terremoti storici sono stati nel 1873 e nel 1936) la città venga colpita da un evento importante, il che implicherebbe morti e case distrutte. Ci si domanderebbe, con il senno di poi, se quella volta non fosse stato il caso di lasciare da parte il traforo e pensare invece alla sicurezza dei cittadini?

 

Alessandro Mognol